Come passare da bassista dilettante a bassista professionista (altra intervista!)

3 qualità tipiche di un bassista professionista

 

Sempre dalla comodissima poltrona del mio studio, ho chiesto a Tiziano: cosa devi fare, o cosa ti serve, se vuoi passare da dilettante a professionista? Non solo in generale, ma proprio farlo da bassista o contrabbassista 🙂

Se per dilettante intendo colui o colei che lo fa per puro diletto (tipo ME ad esempio), con bassista professionista intendo un musicista che si guadagna da vivere col proprio strumento.

Per esempio insegnando, ma anche prestando la propria competenza in sala di registrazione, oppure portando in giro i propri progetti artistici, o collaborando ai progetti live di altri musicisti.

Certo, tranne l’insegnamento oggi è tutto un po’ fermo. Ma mi piace pensare che non sarà così per sempre. Diciamo che stiamo attraversando una fase di stand-by, ok?

Ma possiamo utilizzarla in maniera attiva e creativa appunto per “fare il tagliando”, prepararsi, studiare, ragionare su di sé e sui propri interessi e obiettivi, perfezionarsi.

Sono convinta che ci sarà sempre e comunque l’aspirazione a vivere di musica da parte di qualcuno. Il punto è capire in cosa consiste questo salto da dilettante a professionista, cosa distingue i due modi di fare musica.

E poter così sfruttare questo periodo di pausa forzata per pensarci su, eventualmente organizzare un piano d’azione e poi metterlo in atto per farsi trovare pronti quando sarà il momento.

Ebbene, secondo Tiziano, se vuoi passare da bassista dilettante a bassista professionista, devi lavorare almeno sui seguenti 3 punti.

 

1. Non porre limiti tra un genere e l’altro

Non devi avere alcuna chiusura tecnica o mentale a livello di generi musicali “suonabili”. Nessun pregiudizio su musica pop, jazz, funk, ecc. del tipo “questo sì, quello no”.

Ovvio puoi avere le tue preferenze, ma a livello tecnico e stilistico devi essere in grado di muoverti a 360° in tutti i generi. Devi saper interpretare ogni stile con le sue caratteristiche, la sua pronuncia, il giusto groove.

Quindi ti occorrono una grande apertura mentale prima di tutto, e una buona cultura musicale intesa come disponibilità a fare esperienze vive e concrete, trasversali, senza preclusioni e pregiudizi.

 

2. Non avere confini tecnici

Al primo punto deve ovviamente corrispondere un’adeguata preparazione tecnica. Quindi niente lacune per quanto riguarda le varie tecniche strumentali (slap, tapping, walking, plettro ecc.), la lettura del pentagramma, l’improvvisazione, ma anche nozioni di armonia e arrangiamento.

Devi saper padroneggiare queste abilità a un buon livello, per essere in grado di rispondere alle varie richieste che ti potranno arrivare da colleghi musicisti, produttori, allievi ecc.

Per dire, se vuoi ricevere un ingaggio più o meno retribuito in sala di incisione (o anche in una scuola di musica), non puoi permetterti di tirarti indietro perché non sai fare slap, o non sai leggere. Quindi un’ottima padronanza tecnica è super essenziale.

 

3. Avere una visione allargata del contesto musicale

Questo è il punto più importante, soprattutto nell’ambito della musica dal vivo, ma più delicato da cogliere.

In pratica, anziché concentrarti quasi esclusivamente su ciò che fa il tuo strumento, come succede nei contesti più amatoriali, a livello professionale devi sempre considerare il basso come uno strumento inserito in un contesto più ampio.

Il basso smette così di essere il tuo unico punto focale, a favore di uno sguardo più allargato.

Anche gli altri strumenti diventano importanti e vanno considerati con molta attenzione.

Significa che devi avere coscienza di ciò che avviene attorno a te, di come si incastrano i vari strumenti e delle dinamiche tra uno strumento e l’altro.

Forse non ci credi, ma comprendere cosa fanno esattamente il piano, la batteria, la voce ecc., ti aiuta a ricontestualizzare il basso stesso, a valorizzarlo ancora di più!

 

Dilettante… ma professionale!

Ovviamente ognuno dei punti sopra può essere ulteriormente approfondito e analizzato. In estrema sintesi, però, riassumono ciò che contraddistingue (o dovrebbe contraddistinguere) un bassista professionista da uno che lo fa per puro diletto.

Ma a parte questo. Non pensi anche tu che questi 3 punti (apertura mentale, preparazione tecnica e visione allargata) possano dare a TUTTI i musicisti un valore aggiunto, indipendentemente dall’eventualità di una carriera professionale?

Anche un dilettante con una visione completa, a 360%, a livello tecnico, musicale, mentale, culturale… può trarre molta più soddisfazione dal proprio strumento. Ha sicuramente maggiori chance di suonare con altri musicisti, crescere artisticamente e trovare contesti interessanti in cui misurarsi.

Riesce a scegliere ed essere scelto, avendo dalla sua la capacità di sapersi destreggiare in qualsiasi situazione e risolvere problemi al gruppo 😀

Al prossimo nuovo quesito!
ANNA

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