Come distinguere un metodo che funziona… da uno farlocco?

Due metodi a confronto

Parliamo di metodi per imparare i fondamenti di una disciplina. Metodi per basso? No, non necessariamente… Il discorso è più ampio, anzi parte proprio da tutt’altro campo.

La domanda è: Cos’è che contraddistingue un metodo che funziona, che dà risultati ai propri utilizzatori, da un metodo farlocco? Ovvero un metodo non-metodo, e quindi poco efficace, inutile o addirittura dannoso?

Per rispondere, ti racconto qualche esempio tratto dalla mia vita professionale. Sembra che non c’entri, ma vedrai che c’è molta attinenza con il discorso.

Esempio 1

Come forse sai, io ho un background come traduttrice e insegnante di inglese, ma da alcuni mesi ho iniziato una nuova avventura come insegnante di italiano per stranieri.

Desideravo da tempo dedicarmi a questa attività che avevo già svolto occasionalmente in passato, e quando mi è capitata l’occasione (il caso… non esiste!!), l’ho colta al volo. A maggior ragione perché i miei studenti fanno parte dello staff di un’azienda automobilistica molto speciale… ma molto! Le loro auto sono ritenute tra le più belle al mondo, e anche se io me ne intendo poco, ammetto che quando le vedo così da vicino, beh, non resto assolutamente indifferente 😃 Non faccio nomi, ma se fai 2+2 molto probabilmente ci arrivi!

Ebbene, per i miei corsi di italiano mi avvalgo dei metodi che ho trovato in commercio, che scelgo e sperimento di volta in volta anche in base al livello degli allievi, non avendo un libro mio (a differenza di Tiziano, che ovviamente non concepisce questa cosa!).

E purtroppo ad oggi, non ho ancora trovato un metodo soddisfacente. Certo, i contenuti più o meno vanno bene, se vogliamo sono quelli, ma a livello pratico, li trovo difficili da usare. In genere sono un po’ confusi e disorganizzati, ti presentano i vari argomenti in maniera quasi casuale, con incisi di grammatica buttati lì (peraltro senza esercizi) al punto che ti chiedi “E questo che c’entra ora? Come glielo spiego??” Insomma sono un po’ dispersivi, e se inizialmente temevo di non essere all’altezza io, ho girato per vari forum del settore e ho capito che per quanto riguarda i libri per insegnare italiano, c’è ancora tanto lavoro da fare. Ovviamente non è che siano tutti scadenti, diciamo però che il livello qualitativo MEDIO è migliorabile, quanto meno rispetto ad altre lingue tipo l’inglese dove c’è molto più materiale adeguato.

La fortuna dei miei allievi ( 😀 ) è che ho tanta di quella esperienza come insegnante di inglese (alla fine l’approccio non cambia) che riesco lo stesso ad aggirare il problema. Poi sono molto brava a spiegare e selezionare 😀 e così aggiungo io quel filo logico che in questi libri un po’ manca. E poi c’è internet, che è ricco di risorse, quindi il metodo me lo creo io strada facendo.

Esempio 2

Contemporaneamente, però, sto seguendo “come studente” un corso di aggiornamento sui temi della crescita personale, che invece è l’esatto opposto. I contenuti mi sono già familiari, pensa un po’, ma ho notato che sono messi giù in maniera così chiara, e in modo tale da legarsi così bene uno all’altro, che mi si stanno letteralmente insediando in testa, e modificando il mio focus mentale.

In un settore dove i contenuti sono anche un po’ aleatori e spesso raffazzonati, con voli pindarici/esoterici non indifferenti, ho trovato qualcosa di ben organizzato che finalmente ti rimane in testa!

E quindi un metodo che funziona… cos’ha di particolare?

E così proprio sabato scorso, dopo una sessione di studio, mi sono posta la questione. Cos’è che fa veramente funzionare un metodo? Qual è quel singolo elemento che davvero fa la differenza??

Sicuramente non tanto i contenuti, o per meglio dire, in una disciplina i contenuti di base sono quelli. Certo, a volte potrai trovare un approccio originale, o nuova idea, ma se parliamo di “metodi per imparare i fondamenti di … [basso, inglese, ecc.]” i concetti grosso modo sono quelli.

Mettendo a confronto le mie esperienze, ritengo quindi che il punto centrale sia:

  1. Ciò che è stato selezionato e distillato dal docente in riferimento a quella materia
  2. E subito dopo, come sono stati organizzati questi materiali frutto del lavoro di selezione

Un metodo che funziona non deve per forza affrontare concetti strani, inusitati, bizzarri, o originali a tutti i costi.

No, in realtà credo che la cosa più importante sia come sono stati selezionati e poi messi giù questi contenuti. COSA dire e QUANDO dirlo, nella giusta SEQUENZA, fa tutta la differenza del mondo.

Un sistema del genere garantisce a te studente di trovarti quel pezzettino che ti serve, nel momento in cui ti serve, e nel momento in cui sei in grado di comprenderlo. Uno dopo l’altro, infilati in un preciso ordine.

Se il concetto è giusto ma non è stato distillato correttamente, o se ti arriva dal nulla o troppo presto, ti blocchi perché troppo difficile, o non ne cogli l’attinenza. E lo liquidi in quattro e quattr’otto come inutile.

Anche riguardo ai metodi per imparare il basso il discorso è uguale. Non basta metter assieme del materiale e appiccicarci la definizione di metodo, per dire che hai creato un metodo. Posso dire che fin lì ci arriviamo tutti? Forse occorre qualcosa di più per parlare di metodo.

Io credo che il punto di forza, l’obiettivo, del lavoro di Tiziano come insegnante e creatore del Bassista Contemporaneo sia proprio questo. Aver scomposto la materia in pezzetti chiari (=mattoncini, come dice lui), messi giù al momento opportuno, legati uno all’altro tramite un FILO conduttore che ti tiene nei binari, e ti porta sempre un po’ più AVANTI. Quello che lui chiama metodo PXP, ovvero Passo Passo.

Questo fa sì che chiunque, anche soltanto seguendo i libri e i video del corso online senza bisogno della presenza fisica dell’insegnante, riesca a comprendere e seguire bene il percorso, avendo sempre un’idea chiara del come e perché si sta facendo una certa cosa. Questo per me è un metodo che funziona!

Questo è ciò che ha permesso a me, per esempio, di rimettermi a suonare dopo tanto tempo che non toccavo uno strumento (e non volevo manco più farlo!). O a tutti i nostri allievi di staccarsi dalle tab e imparare a leggere le note in un battibaleno (cosa avversata dal bassista medio). O a chi odiava teoria e armonia di “scoprire” e appassionarsi a queste materie. Di migliorare l’orecchio a chi non riusciva a cantare una nota… e tantissimi altri risultati positivi che ogni giorno le persone ci comunicano via mail o sui social.

Nel metodo Bassista Contemporaneo ogni nuovo “compito” ti viene dato nel modo giusto, e al momento giusto. Così è sempre alla tua portata, e ti si fissa in testa (e nell’orecchio, nelle mani ecc.) come base di partenza per il compito successivo.

E poi ovvio, affinché un metodo funzioni, occorre anche che lo studente sia pronto a coglierlo, ovvero ci metta del suo e faccia la sua parte… Ma questa è un’altra storia 😀

ANNA

P.S. Questo lavoro di distillazione e organizzazione di contenuti è faticosissimo, ci vuole un Tiziano per farlo… Approfitta quindi di questo suo approccio all’insegnamento, perché è MOLTO RARO da trovare!!

 


Voglio assolutamente imparare a suonare il basso elettrico. E voglio seguire un METODO che funziona. Come posso fare?

Il percorso è sempre lo stesso:

Scarica e completa i 5 passi (inserisci nome e email nel form al lato destro della schermata), ovvero il corso preparatorio

dopodiché

Procurati il libro Bassista Contemporaneo vol. 1 e vol 2. scrivendo a info @ ediechoes.com (scritto tutto attaccato) e dacci dentro col corso vero e proprio ⇒ Bassista Contemporaneo Online.

Ti occorrono una connessione a Internet e un po’ di applicazione costante e regolare. Vedrai che in alcuni mesi riuscirai a completare il primo livello e sarai pronto per salire di livello e affrontare il primo ciclo del secondo livello, dove ti attendono sfide musicali ancora più entusiasmanti 🙂

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2 commenti

  1. Concordo con te pienamente. Ho provato tanti metodi per basso ma non sono mai riuscito a leggere in maniera abbastanza agevole nessun spartito. Con il metodo di Tiziano e le lezioni on line ho finalmente potuto avere la soddisfazione di seguire il pentagramma. Certo non sono ancora molto veloce, ma spero di migliorare. Sto per affrontare il volume 2 perché il mio traguardo è quello di riuscire ad improvvisare su brani jazz (cosa che ancora non riesco a fare).

  2. Grande David! Questa tua testimonianza è molto bella e molto importante! Appena hai fatto la lezione 25, procedi pure tranquillamente al volume 2. Il primo volume ti dà infatti l’impostazione generale sui concetti (teorici, ritmici armonici ecc.) e sulla tecnica, che andrai poi ad approfondire nel volume 2. Lì vedrai che ci sarà tanta improvvisazione e troverai pane per i tuoi denti 🙂

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